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Perché è tanto importante superare ancora una volta il record di abbonamenti

Il primo giorno di vendita libera registra ancora una volta l’entusiasmo della tifoseria giallorossa. Dopo la promozione in A dello scorso anno, le tessere staccate sono quasi 16.500 e, nella volata finale, potrebbe cadere il record della stagione 2019/2020.

Esserci, con il petto gonfio, tanto orgoglio nel cuore e nonostante tutto. Esserci come prova d’amore. Esserci per condividere ancora una volta un momento importante, vestiti tutti insieme a festa a testa alta contro le istituzioni del calcio italiano. Il dato comunicato dall’US Lecce nel primo giorno di vendita libera ha riacceso il fuoco del Via del Mare, da sempre fattore importante nei successi della squadra giallorossa.

La falsariga si è ripetuta anche nell’ultimo salto in A targato Marco Baroni. L’anno scorso, quando il Via del Mare è tornato a ruggire a capienza piena il Lecce si è rialzato ed ha costruito le basi per lo sprint finale con l’apice di Lecce-Pisa 2-0, vero punto di non ritorno prima del giorno della festa contro il Pordenone. L’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia e la riapertura totale degli stadi ha permesso alle società di riaprire dopo due stagioni la campagna abbonamenti.

Il modello Lecce, guidato dal presidente e fresco socio di maggioranza Saverio Sticchi Damiani, è a un crocevia. In parole povere, da tanti buoni presupposti si potrebbe passare a una solida realtà, raggiungibile solo con una certa continuità nella massima serie, con annessi guadagni nettamente superiori rispetto alla B. Festeggiare la salvezza in Serie A legittimerebbe ancora di più l’innovativo modo di fare calcio messo in cantiere dal docente leccese, capace grazie a tanto amore per questi colori, professionalità e contatti giusti di costruire mattone su mattone il nuovo destino della storia dell’US Lecce fin dal passaggio di consegne dalla famiglia Tesoro nel 2015.

La salvezza in Serie A sarebbe un patrimonio enorme. Il calcio italiano ha ormai abbandonato da anni i presidenti sì tifosi ma col portafoglio pieno. La quotidianità economico-finanziaria della massima serie è ormai un tourbillon di passaggi tra investitori provenienti da ogni angolo del globo con competenze e risorse decisamente più consistenti rispetto a quelle delle neopromosse. Ecco, il successo sportivo per il Lecce in questo quadro permetterebbe di sedere al tavolo dei potenti con progettualità, patrimonializzazione e asset sportivi di proprietà, ciò che la società giallorossa chiede al responsabile tecnico Pantaleo Corvino.

Il Lecce, società dal volto umano, non ha dietro magnati, imprenditori disamorati, vecchi volponi o fondi. Dall’atto di amore del 2015 di tempo ne è passato e, come una bella storia d’amore, è romantico guardarsi indietro per prendere consapevolezza e orgoglio di chi e cosa si è diventati.

Guai, però, a guardare l’internazionalità come un qualcosa che non appartiene al nostro Lecce. Non sono più i tempi del Lecce facente parte delle cosiddette “provinciali”, quando il Salento iniziò davvero ad essere conosciuto in Italia anche e soprattutto grazie ai successi dell’Unione Sportiva Lecce di Franco Iurlano, Carletto Mazzone, Beto Barbas, dei ragazzini terribili capeggiati da Francesco Moriero e Pedro Pasculli. Quel Lecce spostò i riflettori dell’Italia su una terra prima di allora sconosciuta ai più, una terra che grazie ai suoi patrimoni nei decenni successivi ha alzato la testa e, come il suo Lecce in A, cerca di sgomitare contro le grandi.

Nel 2022 il calcio è globale e quest’estate il Lecce ha aperto una piccola porta sui nuovi mercati del calcio grazie all’ingresso della cordata guidata da Boris Collardi. La presenza di imprenditori che hanno fatto grossi investimenti nello sport come Pascal Picci e Alvin Sariaatmadja porta il Lecce sulla bocca e in ambienti che pochi anni fa difficilmente avrebbero potuto conoscere e interessarsi alle chiusure di Hjulmand e alle giocate di Strefezza. Ecco, una salvezza magari raggiunta in un Via del Mare sempre bollente potrebbe convincere gli investitori a puntare più fiches sul Lecce e, perché no, attrarre ancora altri soggetti provenienti da ogni dove nel mondo dello sport e dell’imprenditoria. A tal riguardo, potrebbe suonare profetica una chiosa del nuovo amministratore delegato Sandro Mencucci durante la conferenza stampa di presentazione: ” (…) gruppi stranieri sono interessati all’US Lecce perché ha appeal. Non è facile rendersene conto stando qui, ma il sodalizio ha una grande reputazione. 

La società ha dimostrato di esserci. L’area tecnica sta facendo di tutto per allestire una squadra affamata di rivalsa e successo e, perché no, di una salvezza che per qualcuno sembra già qualcosa di difficilissimo. Esserci sugli spalti sarà importante. Probabilmente, mai come in precedenza, questo corso societario ha bisogno di un’altra prova d’amore. Dopo i tanti abbracci in tutte le piazze del Salento a seguito della promozione con tanto di fiume umano per le vie del centro di Lecce, l’amore deve continuare anche in un percorso che senza dubbio conoscerà momenti difficili e dove bisognerà saper soffrire. Sottoscrivere l’abbonamento per esserci. Esserci per amare. Mettere in campo l’amore per sovvertire anche i valori tecnici. Forza Lecce, hai bisogno del calore della tua gente!

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