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Crisi energetica, Gravina: “Rischiamo di chiudere Coverciano”

Il calcio è in crisi. La rivelazione di Gravina a Il Messaggero.

“È peggio della pandemia, perché allora con i protocolli siamo ripartiti, stavolta questo tsunami ci trova già a terra e non abbiamo contromisure, ci mancano i soldi. Così il calcio non si rialza più”. Già, il calcio, non quello milionario (e indebitato) della Serie A, ma quello che sta dietro: una platea vastissima, più del 90% del milione e 400mila tesserati e delle 12mila società calcistiche presenti nel Paese

Un settore, quello della pratica calcistica nel suo complesso, che ha un impatto socioeconomico stimabile in 4,5 miliardi di euro, e un impatto (indotto compreso) sul Pil di dieci miliardi di euro l’anno, con 112mila posti di lavoro e 235mila volontari: un esercito che ora rischia di alzare bandiera bianca per l’aumento dei costi energetici. A meno che il governo non gli vada in soccorso, includendo anche l’associazionismo sportivo tra le imprese che beneficeranno delle misure anti-crisi in approvazione nel prossimo cdm in programma dopodomani.

RICHIESTE. “Chiediamo, anzi pretendiamo pari dignità con tutti gli altri settori. Dalla Serie A alle giovanili. In questi giorni ci siamo mossi, sappiamo che sarà riconosciute alle imprese come credito d’imposta una percentuale delle spese energetiche dei prossimi tre mesi. Ci saremo anche noi nella lista, mi auguro”.

SOLDI AI RICCHI. “Se vogliamo continuare a credere a questa favola… Andassero a dirlo alle migliaia di società dilettantistiche, quelle come li tengono aperti i campi con le bollette triplicate? Che fanno, chiedono alle famiglie uno sforzo in più per mandare i figli a giocare? Alle stesse famiglie che non sanno come pagare le proprie di bollette? Qui si sta scherzando con il fuoco, anche questo rischia di diventare un dramma sociale. Il sistema non regge, i costi sono triplicati e queste realtà non hanno altre fonti di ricavi cui attingere per tamponare la situazione”.

COVERCIANO. “Nel nostro principale centro tecnico federale, la casa delle Nazionali, a maggio è arrivata una bolletta elettrica di 26mila euro, a giugno di 45, a luglio di 79. E deve ancora arrivare il gas. Voi capite che con quello che rischiamo di rimetterci ogni mese, non ci conviene restare aperti. Cosa faccio, chiuso e mando a casa le persone che ci lavorano? Sono preoccupato e non solo per il calcio, ma per tutto il mondo dello sport. La mia preoccupazione è che siccome si parla di imprese, resti fuori l’associazionismo, che poi è la spina dorsale dello sport”.

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