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GdM – Petrachi: “Il Lecce rappresenta la storia della mia famiglia. Poche parole e tanti fatti: Hjulmand simboleggia…”

Il d.s. leccese, tra le altre, di Torino e Roma, ha parlato della sfida tra il Lecce e i granata alla Gazzetta del Mezzogiorno. Nell’occasione si è rievocato il passato da calciatore della squadra della sua città

TIFO. “Quando ho incontrato le mie ex squadre, da avversario, sono sempre stato molto professionale nell’approccio alla partita. Stavolta entrambi i club sono il mio passato. Il giallorosso rappresenta la mia vita. La storia della mia famiglia, mio papà Bruno che veniva chiamato da Jurlano per rallegrare i calciatori con le sue canzoni quando le cose non andavano bene. In questo c’è tutto il senso della risposta”.

CALCIATORE. “Fui preso nelle giovanili del Lecce quando ero al Milan Club Vernole, debuttai in B nell’87, allenatore Mazzone. Un sogno, per me che ero cresciuto con mio padre sugli spalti del Via del Mare. Ricordo un Lecce-Rimini 0-1, fine anni Settanta. Perdemmo e piansi allo stadio. Torino da calciatore fu un’esperienza di pochi mesi, poca pazienza da parte mia e loro, volevo giocare e scesi di categoria. C’era il presidente Calleri, scomparso pochi giorni fa. Non conobbi a fondo la città, cosa che feci dopo da dirigente. Scoprii Superga, il fascino e la storia che unisce la tifoseria ai colori granata: qualcosa di mistico che mi ha toccato, essendo io un uomo di molta fede”.

DS DEL TORO. “Da direttore del Torino feci tutt’altra esperienza. Promozione in A, due qualificazioni all’Europa League. 230 milioni di euro in plusvalenze, quelle vere…Vendemmo Ogbonna alla Juve e con quell’introito più i diritti tv comprammo Darmian, Baselli, Cerci, Immobile, Glik, D’Ambrosio, Bruno Peres, Belotti, Bremer”.

SINGOLI. “La squadra è un buon organico. Hjulmand dà sostanza, equilibrio ed è pragmatico e rappresenta nel suo modo di giocare come è il Lecce: poche parole e tanti fatti, stare zitti e pedalare. Baschirotto ha dato il 110 percento finora e mi auguro che possa continuare così. Strefezza e Di Francesco sono due esterni d’attacco che possono fare la differenza”

PETRACHI IN FUTURO. “Mi aggiorno sui campi senza negarmi momenti di distrazione come qualche partita a padel con amici. Vedo poca meritocrazia nel calcio. Mi hanno cercato tre club negli ultimi tempi ma non mi hanno convinto quello che mi hanno prospettato. Il denaro conta fino a un certo punto, più importanti sono dee e competenza. Io vivo di passione e aspetto una proposta che mi riaccenda il fuoco dentro”

 

 

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