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Il debutto con Mou, fornelli di Germania e ricordi leccesi: il bentornato a Giulio Donati

Il terzino di Pietrasanta ha firmato un contratto fino a giugno 2020 con opzione per la stagione seguente. Il Via del Mare per lui è un nuovo punto di partenza, come fu nel 2010/11 dopo il percorso giovanile nell’Inter concluso con un prestigioso esordio.

Giulio Donati è un “nuovo” calciatore del Lecce. Le virgolette sono un obbligo quando si parla del 29enne, pronto a ricominciare una seconda vita sportiva ancora dal Salento. La sua prima esperienza con la maglia giallorossa arrivò a conclusione della cantera dell’Inter, squadra dove il laterale si allenò con campionissimi che lo hanno forgiato.

In un’intervista resa a gianlucadimarzio.com, Donati rimembro l’anno del Triplete, dove spesso fu aggregato al gruppo di Jose Mourinho fino all’esordio di Inter-Livorno 1-0 in Coppa Italia. L’indimenticabile prima partita fu tale anche per una tirata di orecchie del portoghese al suo ragazzo, reo di uscire dal campo troppo velocemente dopo un guaio alla schiena.

Gli allenamenti con Quaresma, definito immarcabile da Donati stesso, e il carisma di Zanetti e Cordoba furono secondi agli aiuti datigli da Marco Materazzi. “Mi aveva trattato come un figlio” – affermò Donati esaminando il rapporto con il campione del mondo 2006 – “mi dava tanti consigli sull’aspetto mentale. Quando mi vedeva aggressivo in campo era orgoglioso di me. Era il mio primo tifoso”.

Il Lecce fu il primo banco di prova dopo la Primavera interista. Il debutto difficile a San Siro, ma contro il Milan con annesse maglie di Ronaldinho e Pirlo conservate a casa, e una continuità trovata a novembre, alternandosi con Rispoli in una concorrenza che si riproporrà nove anni dopo. L’arrivo di Tomovic a gennaio 2011 poi degradò Donati a prima riserva sulla corsia.

L’Inter, finita l’esperienza salentina con De Canio, lo mandò nel 2011/12 al Padova: 28 presenze e la titolarità in B riproposta anche l’anno dopo al Grosseto.

Nell’estate del 2013 la svolta. L’Europeo Under 21 in Israele celebra tanti talenti di una giovane Italia che cede in finale alla Spagna di Thiago Alcantara (triplettista in finale), Isco, De Gea e Morata. Donati è il terzino destro titolare di mister Devis Mangia che coglie la medaglia d’argento con Immobile, Verratti e Insigne.

Lì si cementa l’amicizia con Alberto Paloschi, che fino al ritorno a Lecce lo ha corteggiato per convincerlo ad andare alla Spal. Dopo la kermesse, il Bayer Leverkusen lo strappa all’Inter per 3 milioni. Con i rossoneri tedeschi, il primo anno (2013/14) è titolare in Bundesliga e Champions League, dove debutta contro il Manchester United e firma due assist (Shakhtar nel girone e PSG dell’altro amico Verratti negli ottavi). La corsia destra condivisa con Brandt e, nelle esibizioni da adattato a sinistra, la coabitazione con l’allora astro nascente sudcoreano Son Heung Min, oggi star del Tottenham.

La rottura dei legamenti lo ferma a poche presenze (16 tra campionato, DFB Pokal e Champions) nel 2014/2015, l’anno del gol nella massima competizione europea siglato allo Zenit il 22 ottobre 2014. Il Bayer lo aspetta, Donati recupera e nel 2015/2016 ritorna al suo posto. A gennaio, però, cambia maglia. La Fiorentina lo desidera ma lui rimane in Bundesliga al Mainz.

Il toscano diventerà così un habitué del calcio teutonico ma, come ogni italiano di Germania che si rispetti, il cibo non è paragonabile al pallone che rotola. Oltre alle sgroppate in campo, Donati si diletta in cucina e, anche grazie al popolare cooking show Masterchef, scopre una passione mai nascosta. In due stagioni e mezzo all’Opel Arena è quasi sempre la prima scelta, ma l’anno scorso le priorità della società cambiano e al triennale originariamente firmato non segue il rinnovo.

A gennaio 2019 annuncia l’addio al Mainz con parole senza equivoci alla Bild: “Non c’è spazio, ho bisogno di giocare”. Mesi da svincolato, il vano corteggiamento della Spal e infine il ritorno a Lecce dove arriva in buone condizioni fisiche e convince il duo Meluso-Liverani sino alla firma di ieri. Da gennaio prenderà verosimilmente il posto in lista di Romario Benzar, non ambientatosi e destinato verso altri lidi. La coabitazione con Andrea Rispoli, ad oggi ballottaggio principale per la futura fascia destra del Lecce 2020, è l’amarcord degli anni di Gigi De Canio. Si spera che l’epilogo, almeno sul campo, sia lo stesso.

 

 

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