A due giorni da Lecce-Cosenza 3-1 vogliamo parlarvi ancora dell’abbraccio che il cuore pulsante del tifo leccese ha tributato alla squadra nel tardo pomeriggio di domenica all’esterno dell’Hotel President, sede del ritiro pregara.
Il successo sul campo ha reso, Corini docet, domenica scorsa “una giornata perfetta”, dove “si è vinto tutti insieme”. La vittoria del Lecce, sancita dalle reti di Coda, Mancosu e Meccariello, è stata preceduta da un momento insolito per il calcio ai tempi del coronavirus, caratterizzato ormai dal silenzio degli stadi, rotto soltanto dalle urla dei ventidue in campo. I fatti sono noti ai più. Verso le 18 di domenica, un nutrito gruppo di tifosi si è stretto attorno alla squadra prima della partenza per il Via del Mare, dove era in programma la gara.
In questi giorni siamo abituati, in Italia e in Europa, a vedere supporter più o meno caldi incitare la squadra prima di partite. A Bologna ne è addirittura nata una polemica, messa a tacere con un incontro tra Mihajlovic, reo di qualche dichiarazione “scherzosa” di troppo, e gli ultras felsinei. All’esterno di San Siro prima di Milan-Inter la presenza è stata massiccia. A Lecce, però, il messaggio trasmesso andava ben oltre il risultato sportivo di un campionato.
L’allenatore Eugenio Corini è sceso subito in strada dopo l’arrivo della tifoseria, che ha chiesto, e ottenuto, la presenza dell’intero gruppo squadra per ascoltare il monito. Oltre all’incitamento a tirare fuori gli attributi, il messaggio è stato chiaro, scevro da reti e punti, che arrivano dopo un giusto atteggiamento in campo: “La maglia si deve sudare, non si passeggia in campo: basta mal di pancia, non vogliamo gente vincente, vogliamo gente convincente”. E poi, il sostegno condizionato solo a un fattore, concluso da una frase forte che, doverosamente, va riportata in dialetto: “Potrete uscire dal campo pure sconfitti, possiamo arrivare anche ultimi, ma lu sangu l’ati menare in campo”.
Negli ultimi tempi con il Via del Mare pieno di tifosi, e spesso con il Lecce in Serie B, dalla Curva Nord partivano cori che incitavano il team esortandolo a tornare nella massima serie. Domenica scorsa, ancora una volta per rimarcarlo con più evidenza, anche il canto è stato messo in secondo piano. “La serie A sì interessa, ma fino a un certo punto”. Dal Salento, c’è chi lo sa già a ogni latitudine, è partita un’altra lezione di attaccamento e passione. Importante più di tante giocate in campo. Riecheggiante in un momento in cui il ritorno del calore negli stadi, come eravamo abituati, sembra, oggettivamente, lontano.
I nostri Ultra’…superiori a tutti. Grandissimiiii
Gli UL vincono sempre…. 100 anni avanti a tutti