L’allenatore dell’Italvolley Mondiale si racconta al Corriere del Mezzogiorno con tanto orgoglio per le sue radici.

IL MONDIALE. “E’ un successo che vale tanto, una tappa importante di un cammino iniziato lo scorso anno all’insegna del cambio generazionale e di due parole che è difficile far coesistere: crescere e vincere. Allenare l’Italia è qualcosa di enorme. Non può che rendermi orgoglioso. Quanto c’è di De Giorgi nel successo mondiale? Dovete dirlo voi. Io porto la mia idea di volley. La scelta di puntare sul ricambio generazionale è stata forte, non era scontato che lo facessi e che portasse risultati. Credo molto nei valori, nell’atteggiamento. I miei giovani sono facce belle, pulite, hanno uno spiccato attaccamento alla maglia che risalta quando il gioco si fa duro. Giocano e si divertono, esprimono gioia anche nei momenti di difficoltà”.

ACCOGLIENZA. “Sono arrivato in aereo a Bari e c’era tanta gente ad aspettarmi. A Squinzano sono stato poco, praticamente il tempo di dormire e ripartire. Ho trovato una grande bandiera vicino casa ed è stato emozionante. So che si sta organizzando qualcosa, di certo mi hanno fatto sempre molto piacere le manifestazioni d’affetto”.

IL SUO SALENTO. “Quanta Puglia nei miei trionfi? C’è tutto quello che mi ha formato: la mia nascita, la mia famiglia, i luoghi in cui sono vissuto. In Puglia c’è tutto il mio percorso valoriale. Non ho mai cambiato residenza, nemmeno quando sono stato all’estero. La mia città è sempre stata Squinzano, ora Trepuzzi perché mi sono leggermente spostato. Tutte le cose che contano provengono dalla mia terra: il senso di responsabilità, il credere nella squadra, tutto parte dai primi anni di Squinzano, Ugento. E poi abbiamo sole e mare splendidi. Ti danno un’idea diversa della vita. Aiutano anche nei momenti difficili? Certo. Ci sono momenti difficili da gestire e devi essere equilibrato”.