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Tutti allo stadio – Il Del Duca di Ascoli, l’ex gioiello di Rozzi fresco di (semi) restyling

Protagonista della quinta puntata della rubrica dedicata agli stadi della Serie B è l’impianto che ospita le gare dell’Ascoli.

Dopo averne sofferto per un anno e mezzo l’assenza, depredate forzatamente di quella che, assieme ai 22 in campo ed al pallone, è la propria principale componente, gli stadi italiani hanno riabbracciato il proprio pubblico. In attesa che questo ricongiungimento si compia al completo abbiamo deciso di riportare comunque gli impianti sportivi al centro dell’attenzione, o almeno quelli cadetti, con una rubrica ad hoc. Oggi tocca allo stadio dell’Ascoli, prossimo avversario del Lecce.

Lo Stadio Cino e Lillo Del Duca divenne il principale impianto sportivo del capoluogo piceno, sostituendo il vecchio Squarcia (ancora esistente ma ora adibito a sport cavallereschi) nel 1962. A volerlo fu l’allora presidente Del Duca, che gli diede poi il nome dopo la scomparsa sostituendo quello di Comunale delle Zeppelle, dal nome della strada che lo costeggia. La forma ellittica degli albori era pressoché simile a quella attuale, con la notevole differenza dell’altezza: escluse le due tribune, che vantavano un secondo mini-anello con copertura, le curve erano semplice parterre.

Come spesso accade serviva un altisonante risultato sportivo per segnare la svolta strutturale, e questo avvenne nel 1974 con la prima storica promozione del Picchio in Serie A. In questo caso lo “scatto” fu doppio, perché oltre che sull’appoggio dell’amministrazione comunale, l’Ascoli poteva contare su un presidente esperto in materia, il costruttore Costantino Rozzi. Il vulcanico patron solo 4 anni addietro aveva costruito ad Avellino il Partenio, di fatto impianto gemello del Del Duca (e, più avanti, del Via del Mare), di conseguenza adottò le stesse tecniche nella città natale.

A Rozzi bastarono 100 giorni, grazie all’adozione di prefabbricati cementizi, per erigere le due curve e creare il continuum con le gradinate fino a conferire la classica forma a doppio anello ellittico tipica delle sue strutture. Per circa trent’anni lo stadio ascolano vantò una capienza da Serie A raggiungendo i 40mila posti fruibili, fin quando leggi e natura non imposero il ridimensionamento. Prima le restrizioni sulle capienze in vigore fino ai giorni nostri e poi i problemi strutturali incrementati dal terremoto del 2016 costrinsero il club bianconero ed il Comune a cambiare rotta.

Oggi il Del Duca è quasi completamente cambiato: del vecchio impianto restano la curva nord, dove si sono spostati i gruppi di tifo organizzato marchigiano, e la tribuna centrale, pur profondamente rimodernata negli anni. La sud è stata, nello scorso decennio, sostituita da una gradinata in tubi d’acciaio e poi demolita. Stessa sorte per la est, che però è già agibile poiché completamente ricostruita, tanto da diventare il settore più imponente ed il secondo più capiente del “nuovo” stadio dell’Ascoli.

QUI la puntata sullo Zini di Cremona.

QUI la puntata sul Vigorito di Benevento.

QUI la puntata sullo Scida di Crotone.

QUI la puntata sul Tombolato di Cittadella.

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