Salentini mai in eccesso di interventi scomposti, violenti o insulti da quando il tecnico è in sella. Le uniche due espulsioni severe a dir poco severe.
Vedo Roma, vedo rosso. Potrebbe essere descritto così il rapporto del Lecce con il club capitolino ad esso omocromatico, almeno da quando Marco Baroni siede sulla panchina salentina. Una gestione, quella dell’allenatore di Firenze, caratterizzata dalla correttezza dei suoi interpreti in campo che infatti in 51 partite giocate non hanno mai subito espulsioni fatta eccezione per due occasioni, entrambe nell’Olimpico romanista.
Ma ad accomunare i rossi ricevuti da Morten Hjulmand lo scorso 9 ottobre e quello comminato a Mario Gargiulo a gennaio in Coppa Italia non ci sono solo avversario e terreno di gioco, bensì anche il fatto che ambedue siano inesistenti. Del provvedimento ai danni del capitano danese, che chiamare severo è dire poco, si è detto e ridetto.
Andiamo così qualche mese addietro, nel decisamente meno importante (per il Lecce) incontro di Coppa, quando sul 2-1 appena ottenuto dai locali e firmato Abraham i salentini rimasero in 10. Demerito di Mario Gargiulo, o forse nemmeno tanto visto che il primo dei due gialli che portarono all’espulsione del campano (body check su Abraham, in realtà uno scontro poco più che normale punibile con nulla più che un semplice calcio di punizione) non c’era. Episodio sfortunato per una statistica curiosa sintomo, è corretto dire inequivocabile, di una sudditanza che contraddistingue tanti, troppi incroci tra club di così differente peso.