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Il legame con Astori, la beneficenza e l’atteso calore: la Firenze di Babacar

L’attaccante senegalese tornerà da avversario all’Artemio Franchi, lo stadio che lo ha lanciato nel grande calcio nella città che ama, che lo accoglierà con affetto e dove presta opere di bene. Sarà una partita particolarmente attesa.

Tante volte si parla di sliding doors da avversari, di ricerca di rivalse o di amori mai finiti che fanno giri immensi e poi ritornano (da leggere tutto d’un fiato). Noi giornalisti, facendo “mea culpa” siamo i primi a calcare la mano su questi concetti nell’avvicendarsi di gare che rappresentano incroci più o meno sentiti da qualche tesserato.

Lo abbiamo fatto anche poco fa, parlando di Lorenzo Venuti e del suo approccio alla Fiorentina dopo la promozione dell’anno scorso. Ma Fiorentina-Lecce sarà, anche e soprattutto, la partita di Khouma El Hadji Babacar. Per più ragioni. Sul campo, e anche qui abbiamo speso fiumi di parole, il ragazzo ricerca la prima vera zampata nel Salento, dopo il rigore sbagliato e ribattuto in gol a San Siro e l’errore pesante dell’Olimpico.

Il ritorno al Franchi, però, apre uno scrigno di segreti di un Babacar diverso da quello che i tifosi del Lecce stanno (in verità poco) vedendo sul terreno di gioco. Firenze, con il suo fascino e le sue vie, ha rappresentato la crescita sportiva e umana di Khouma, che in viola ha sognato di diventare un top player, in viola ha segnato le prime reti in A dopo il boom di Modena e in viola ha vissuto il brivido del gol in Europa.

Ma questa non è l’ennesima disamina sulle cifre e sul rendimento della punta centrale alla Fiorentina, che negli anni aveva la nomea di “attaccante utile a partita in corso”, affibbiatagli e confermata dal bel rapporto minuti giocati-gol. L’abbiamo già fatta più volte dopo il suo acquisto e la potete leggere qui.

Il suo ciondolare in campo, a dare l’impressione di non dare sempre il cento percento, non è figlio di una presunta delusione nell’accettare il passaggio nel Salento (qui la storia del matrimonio fallito con la Spal dell’ex maestro Semplici) ma fu un marchio di fabbrica, tanto penalizzante per il prosieguo della carriera, anche della sua gioventù fatta di sogni viola.

Il trotterellare sul versante offensivo non ha impedito, ed è una bella storia, la nascita di un legame speciale con Firenze, la Fiorentina e la tifoseria sparsa tra Curva Fiesole, Ferrovia e tribune. I gol segnati da ragazzino sono ricordi di propositi tanto belli da inseguire, sì mai realizzati, ma egualmente bellissimi da ricordare.

Le reti decisive all’Inter, ad esempio, hanno regalato tripudi, come anche il punto siglato in casa della Dinamo Kiev nell’andata dei Quarti di Finale di Europa League 2014/15. E le reminiscenze non si cancellano se ogni estate, puntualmente, ogni allenatore pensava a puntare su Babacar per poi prendere una punta che gli giocava davanti.

Cesare Prandelli (qui le sue recenti parole su Baba) lo lanciò in Serie A a 17 anni e già dopo il primo gol segnato al Genoa sembrava dovesse diventare un fenomeno. È celebre il virgolettato del tecnico di Orzinuovi, ripetuto più volte: “Babacar? Potenzialità illimitate ma rimaste inespresse”.

L’atteggiamento un po’ sufficiente in campo nasconde una persona squisita fuori dagli spogliatoi. Firenze è il teatro della Trenta Fondation, che si occupa dell’organizzazione di eventi culturali e sportivi per raccogliere donazioni destinate alla realizzazione di progetti in Senegal, da Thiers, città natale di Babacar, ad altri centri. Acquisto di defibrillatori, ambulanze e materiale sportivo per i giovani calciatori. Il nome della fondazione, i più perspicaci lo avranno già colto, deriva dal numero di maglia indossato a Firenze (e Lecce) dal 26enne.

Durante l’ultima cena, organizzata a Prato, sono state messe all’asta numerose maglie di ex compagni di Fiorentina e Sassuolo.

Parlando proprio di ex compagni si svela l’altro bel lato della Firenze di Babacar. Quando, purtroppo, Davide Astori ci ha lasciati, Baba ha chiesto e ottenuto dai magazzinieri uno scatolone di maglie e attrezzature appartenute al centrale da custodire gelosamente per lui, entrato in punta di piedi e legatissimo a colui che era un riferimento dello spogliatoio viola.

Questi aspetti raccontano un lato meno conosciuto ai più di Khouma Babacar, che al Franchi sarà sicuramente accolto benissimo dal pubblico. Era poco più di un adolescente quando iniziò a segnare e Firenze gli vuole, e gli vorrà sempre, bene nonostante la mancata esplosione trovata col giglio sul petto.

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[…] Capitan Mancosu non farà parte della spedizione. Sulla trequarti, l’ucraino Shakhov, proposto dal 1′ a Cagliari, sarebbe la soluzione primaria per l’attacco, dove Khouma Babacar è atteso dal ritorno nella piazza dove è cresciuto. […]

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