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La A e le sue maglie – Inter, i nerazzurri d’Italia nati di notte per discostarsi dai cugini

Prima puntata della nostra rubrica dedicata, tra storia e presente, all’emblema per eccellenza di ogni club del massimo campionato: la maglia da gioco. Oggi tocca all’Inter.

Il nostro viaggio cromatico ed iconico nelle maglie della Serie A parte con la prossima avversaria del Lecce, l’Inter. Il club meneghino vanta una divisa divenuta presto un emblema nel mondo del calcio, complice la sua storia fatta spesso di fama e successi. Un accostamento, quello nero ed azzurro, che salvo piccolissimi intermezzi identifica da sempre il Biscione, tanto da essere più volte diventato fonte d’ispirazione per altri club.

colori sociali dell’Internazionale sono infatti da sempre stati il nero e l’azzurro. Fin dal 9 marzo 1908, quando il disegnatore Giorgio Muggiani, tra i soci fondatori del sodalizio milanese, decise di omaggiare i colori di una notte fatta dall’azzurro del cielo ed il nero dell’oscurità. Un assist, quello giunto dall’azzurro, per opporsi nettamente al rosso e per estensione ai cugini del Milan, da cui la neonata società aveva forte interesse di discostarsi dopo la scissione interna al club rossonero che consentì appunto la nuova alba in casa nerazzurra.

Per la divisa, come di gran voga soprattutto in quell’epoca, si optò per le strisce verticali, che per l’esordio assoluto erano quattro azzurre e tre nere. La particolarità iniziale era costituita dai pantaloncini, bianchi fino al 1924 prima del definitivo passaggio al nero, interrotto solo nel 2007/08 dal ritorno al bianco e nel triennio 1980/83 dall’affascinante ricorso all’azzurro. Per il resto nei primi 110 anni di vita a dominare sarà la tradizione. Varierà infatti soltanto il numero di strisce (le più sottili negli anni dieci, le più ampie nei Quaranta e nel 2001/02 quando ci sarà anche il biennale esordio del giallo) e, lievemente, la tonalità di azzurro, che sarà quasi sempre scura con il chiaro toccato solo nei primi anni venti, ottanta e novanta. La vera eccezione si ebbe quando, nel 1928/29, il regime fascista impose fusione con l’US Milanese con annessa ridenominazione in Ambrosiana e passaggio al bianco crociato di rosso simbolo del Ducato di Milano, già bocciato l’anno seguente.

E’ come prevedibile in epoca recente che la divisa interista ha subito, per intuibili ragioni, il maggior numero di variazioni. Si iniziò con timide novità negli inserti e nel colletto fino alle rivoluzioni dell’ultimo decennio. Motivi zigzagati, total black con striscioline azzurre sottilissime, tratteggiamenti, codici a barre e persino pelle di serpente a rievocare il visconteo Biscione simbolo del club sconvolgeranno la prima maglia, le cui strisce verticali classiche rappresentano ormai una saltuaria alternativa alle novità.

Cambiamenti che hanno interessato logicamente anche le maglie da trasferta (seconde, terze e speciali), inizialmente sempre caratterizzate dal bianco, con inserti nerazzurri rappresentati il più delle volte da bande oblique o perpendicolari o ancora da bordomanica. Tra gli Ottanta ed i Novanta esordirono i primi motivi più fantasiosi, fino a scelte ben più ardue. Dal giallo al rosso, passando per gli inserti granata, per il nerogrigio a striscie orizzontali “europeo”, per il ritorno del biancocrociato in occasione del centenario fino al verdeblù “Sprite” o al multicolor evidenziatore dello scorso anno.

E andiamo al presente: la collaborazione con lo sponsor tecnico Nike va avanti da ormai 24 anni ed in questa stagione ha portato ad un parziale ritorno al classico strisciato nerazzurro. Parziale perché, nella parte superiore a ridosso del colletto, le strisce sono interrotte da una banda orizzontale nera. Torna il bianco-celestino sul secondo kit, che registra il design delle terre emerse del pianeta, con pantaloncino e calzettone interamente bianco. Non ancora ufficializzata, infine, la terza uniforme stagionale che, secondo anticipazione, dovrebbe essere completamente giallo limone.

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