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La A e le sue maglie – Juventus, il bianconero “per errore” divenuto presto un simbolo

Sesta puntata della nostra rubrica dedicata, tra storia e presente, all’emblema per eccellenza di ogni club del massimo campionato: la maglia da gioco. Oggi tocca alla Juventus.

Il nostro viaggio cromatico ed iconico nelle maglie della Serie A continua con la prossima avversaria del Lecce, la Juventus. Nonostante non sia stato il primo bianconero d’Italia, quello juventino è presto diventato il più celebre al mondo soprattutto per l’indissolubile legame con una delle squadre più blasonate del Belpaese. Eppure la storia dell’ultracentenario ha origini cromaticamente differenti rispetto a come si è poi sviluppata.

All’epoca della fondazione, nel 1897, la compagine torinese utilizzava una semplice camicia bianca scelta per comodità di reperimento. Agli albori del calcio non era infatti semplice rifornire il proprio team di un’adeguata uniforme per poter competere ai massimi livelli di allora, ed in questa direzione va anche la scelta che portò la Juve ad adottare i primi veri e propri colori sociali della propria storia, il rosa ed il nero. Era il 1899 ed il tessuto meno costoso sul mercato era il percalle, il cui colore era appunto il rosa, poi accompagnato dal nero di calzoni e calzettoni.

Il passaggio al bianconero avvenne quattro anni dopo ed in modo tutto particolare. Un socio del club, il bianconero Savage, suggerì di sostituire le ormai rovinate (e considerate non propriamente mascoline) divise da gioco carnicine con quelle rosse con bordi bianchi in pieno stile Nottingham Forest, da acquistare proprio da una fabbrica tessile della città inglese. La dirigenza juventine spedì dunque come campione una delle maltrattate e scolorite divise rosa, che un impiegato d’oltremanica scambiò per un kit bianco macchiato. Da qui l’idea che la squadra locale di cui il committente italiano volesse le maglie non fossero i Forest, ma i cugini e concittadini del Notts County, i Magpies con le uniformi a righe verticali bianche e nere.

Le nuove maglie non piacquero a dirigenti, tifosi e calciatori, ma di tempo per cambiare non ce n’era e dunque il campionato si inizio in bianconero. I risultati del campo sorrisero presto, così la Juventus decise che non sarebbe più stato necessario cambiare. E di fatto, per i successivi novant’anni, la maglia a strisce sottili bianche e nere rimase immutata se non per calzoncini e calzettoni, presto passati da neri a bianchi, e per piccoli dettagli saltuari come le forme dei colletti (sempre rigorosamente bianchi). Solo a fine secolo partiranno le novità per la prima maglia, con l’allargamento (il primo nel 1997/98 firmato Kappa) o il restringimento delle bande a secondo dello sponsor tecnico e la comparsi di inserti ben più impattanti. Come i partner commerciali, certo, ma anche più particolari: su tutti gli inserti gialli, oro o rosa (2019/20) e le strisce sfumate, zigzagate, effetto pennello o irregolari.

Le divise da trasferta, al contrario, hanno subito evoluzioni ben più nette nella storia juventina. Le prime erano interamente nere, poi si passò al verde, al total white, al blu fino ad arrivare, nel 1983, alla combinazione più usata per la seconda maglia, il gialloblù dello stemma di Torino. Di queste ultime la versione più famosa è senza dubbio l’uniforme blu con stelle gialle sulle spalle diventata culto anche perché indossata nella finale della seconda Champions vinta. Dagli anni duemila ovviamente le versioni aumentarono: si ricorda il ritorno al rosa, il rosa-blù, il grigio, il tricolore del 2005/06 ed il biancorosso.

E andiamo al presente: come sempre più usuale negli ultimi decenni, Adidas è intervenuta direttamente sulle strisce. Di media dimensione ma, soprattutto, composte da piccoli triangoli ispirati dalla struttura dell’Allianz Stadium che conferiscono un effetto zigzag che, da lontano, può apparire grigio. Se la maglia casalinga è dominata dal bianco, quella da trasferta è total black, anche se il nero è interrotto dall’effetto starbust in chiaroscuro. Ancor più coraggiosa la scelta del third kit, in cui si rivedono il rosa ed il blu ma in versione unica, uniti in un caleidoscopio ingegnerizzato sempre più usuale nelle divise da calcio degli ultimi anni.

QUI la puntata dedicata all’Inter

QUI la puntata dedicata all’Empoli

QUI la puntata dedicata al Monza

QUI la puntata dedicata alla Cremonese

QUI la puntata dedicata alla Fiorentina

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