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La A e le sue maglie – Milan, rossoneri da sempre e la “difesa” delle strisce

Nona puntata della nostra rubrica dedicata, tra storia e presente, all’emblema per eccellenza di ogni club del massimo campionato: la maglia da gioco. Oggi tocca al Milan.

Il nostro viaggio cromatico ed iconico nelle maglie della Serie A continua con la prossima avversaria del Lecce, il Milan. L’ultracentenario club meneghino, tra i più vincenti al mondo, vanta una storia tanto blasonata quanto legata alla tradizione. Una tradizione che prova a resistere, di più rispetto ad altre realtà equiparabili, ai sempre più prepotenti venti del marketing.

Sin dai tempi del pioniere, quell’Herbert Kilpin che ne scelse i simboli, i colori sociali del sodalizio milanese sono stati il rosso derivante dal fuoco dei diavoli milanisti (da lì il celebre soprannome) ed il nero della paura che avrebbero dovuto recare negli animi degli avversari. Il tutto si tradusse in una divisa di fatto mai abbandonata, quella a strisce verticali rosse e nere. La primissima versione, utilizzata dal 1899 al 1910, era caratterizzata da una camicia a bande sottilissime, con pantaloncini bianchi e calzettoni neri divenuti riferimento per il futuro seppur mutati nel calzoncino nero spesso a partire dai Duemila, inclusa la versione attuale.

Per quanto concerne la larghezza delle strisce, la versione originale verrà ripresa nell’immortale ventennio ’60-’80 e poi solo nella versione celebrativa nel 1998/99 e ancora nel 2011 e nel 2019. Per il resto a prendersi la scena è stata una misura intermedia, mentre la versione “large” si è registrata soltanto nei primi Quaranta e Cinquanta, a cavallo dei due millenni ed ancora nel 2010/11. A partire dal 2004, con l’esordio della sfumatura, anche la casacca del Milan ha registrato delle novità legate soprattutto al marketing, sebbene in forma ben minore rispetto alla maggior parte degli altri club. Ecco così gli inserti oro (2006, 2010 e 2013), quelli bianchi interlinea (2011 e 2012) o il rivedibile effetto codice a barre del 2014.

Grande e ferrea tradizione anche per ciò che concerne le maglie da trasferta: sempre bianche e con inserti che non sono andati oltre la banda bicolore trasversale o verticale. Anche qui eccezioni contenutissime, come il multibanda ’85, le spalle rosse ’84, l’oro del 2013, lo sfondo a rombi rossi del 2019 ed il grigio della passata stagione. Il third kit ha visto il nero a predominare la scena, anche se fino al 2002 si erano registrate soprattutto divise di un total red non più riproposto in seguito. In alternativa al nero si opterà soprattutto per l’oro (in ben cinque casi), con sporadiche scelte del giallo (dal 1994 al 1996 fu cult), del grigio o del blu.

E andiamo al presente: la Puma, dopo la vincente stagione passata, non solo ha confermato il nero del pantaloncino ma lo ha portato anche a dominare la prima maglia, con spalle e pancia black e tricolore sul giromanica. Si torna al tradizionale sfondo bianco per la seconda, interrotta solo da una serie di bande orizzontali bicolore sul corpo. Per la terza divisa riecco invece l’oro, stavolta presente come non mai ad eccezione del colletto e dei giromanica neri.

QUI la puntata dedicata all’Inter

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