Dodicesima puntata della nostra rubrica dedicata, tra storia e presente, all’emblema per eccellenza di ogni club del massimo campionato: la maglia da gioco. Oggi tocca al Sassuolo
Il nostro viaggio cromatico ed iconico nelle maglie della Serie A continua con la prossima avversaria del Lecce, il Sassuolo. Tra tutte quelle che compongo l’attuale massimo campionato, il club emiliano è quello di minor tradizione storica ai vertici del calcio italiano. Ciononostante la sua storia centenaria descrive il cammino di un sodalizio che ha saputo via via farsi strada, seguendo anche l’onda della crescita industriale della città ed attirando le mire di una grande azienda come la proprietaria Mapei.
I colori sociali delle piccole realtà cittadine pioniere del calcio sassolese erano tutt’altri (bianco, nero e nerazzurro) rispetto a quel neroverde attuale che fece la sua comparsa proprio con la fondazione dell’USC Sassuolo. Già alla nascita del club vennero esibite le casacche neroverdi, frutto di un viaggio a Venezia del presidente Giorgio Baggi. Questi, ammirata la divisa del club lagunare ai tempi tra i più agguerriti della Prima Categoria (il massimo livello) Veneto-Emiliana, decise di acquistarne una serie per renderla quella ufficiale della sua squadra.
Le prime versioni ufficiali, proprio in pieno stile veneziano, prevedevano la maglia verde con ricami neri ed i calzoncini neri. Il palato verticale acquisì continuità d’utilizzo solo a metà anni cinquanta, poi saltuariamente alternate con quelle a banda singola orizzontale nera su sfondo verde. Le uniche eccezioni sostanziali in termini cromatici si avranno nei Settanta, poiché nel ’74 ci fu la fusione con la Sassolese i cui colori, da stemma cittadino, erano il rosso ed il blu. Così nel ’75 ci fu il momentaneo passaggio a quella tinta, mentre l’anno dopo ecco il passaggio al bianco con sottili strisce orizzontali riportanti i colori di tutti i precedenti sodalizi: neroverde, rossoblù ed il viola del San Giorgio antenato della Sassolese.
Dagli anni ottanta in poi sarà solo uniforme a strisce verticali nerazzurre, con novità dettate solo dal marketing delle ultimissime stagioni in cui sono comparse sfumature varie e motivi geometrici. Per la trasferta il bianco l’ha sempre fatta da padrone, con il nero invece a dominare le terze maglie. Dall’acquisizione della Mapei, invece, quasi sempre il third kit è stato dominato dal blu emblema cromatico dell’azienda milanese.
E andiamo al presente: la Puma ha seguito la tradizione recente, ovvero confermare principalmente le strisce neroverdi (in versione medio-stretta stavolta) ma proponendo dei particolari a “spezzare”. Così, all’altezza delle spalle e del petto, ecco rispettivamente il total black ed il total green. Per la away scompare il nero ma non il verde, a disegnare geometri a quarti su sfondo rigorosamente bianco. Particolare invece la terza maglia, dove lo sfondo del “blu Mapei” è interrotto dalla banda diagonale neroverde.
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