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La A e le sue maglie – Torino, il “Granata d’Italia” dall’origine leggendaria

Tredicesima puntata della nostra rubrica dedicata, tra storia e presente, all’emblema per eccellenza di ogni club del massimo campionato: la maglia da gioco. Oggi tocca al Torino

Il nostro viaggio cromatico ed iconico nelle maglie della Serie A continua con la prossima avversaria del Lecce, il Torino. Un legame tra i più indissolubili quello del club piemontese con quel granata che lo rende il più famoso al mondo legato alla stessa tonalità di rosso. Anche grazie, ovviamente, alle imprese di quella squadra invincibile battuta solo dal fato.

colori sociali del neonato Torino del 1906 erano però arancione e nero, ereditati dalla Torinese e subito accantonati poiché identici a quelli della casata Asburgo, storicamente opposta ai regnanti italiani Savoia. Sulle origini del granata, invece, non c’è una versione univoca accreditata, tant’è che si sfocia nella leggenda. La più accreditata risiederebbe nella scelta di Emanuele Filiberto II Duca d’Aosta, che dopo aver detto no per l’azzurro Savoia (per non fare uno sgarbo alle altre compagini italiane) il colore simbolo della Brigata Savoia. Lo stesso ebbe origine dal fazzoletto insanguinato del soldato-messaggero che, prima di spirare, dette la notizia della liberazione della città assediata dai francesi, fatto avvenuto nel 1706 dunque esattamente due secoli prima della fonazione del sodalizio torinese.

La seconda ipotesi è legata alla figura del fondatore Alfred Dick, tifoso dei granata del Servette di Ginevra. Infine meno accreditata è la strada che vedrebbe l’iniziale scelta della divisa del club pioniere inglese, lo Sheffield FC, i cui colori erano rosso e nero che stingendo avrebbero dato origine al granata Toro. Fatto sta che il 16 dicembre 1906 la società calcistica torinese scese in campo per la prima volta con la maglia che da lì a poco sarebbe divenuta leggenda. Per l’occasione prevedeva un granata integrale, completato dal nero di calzoncini e calzettoni, opzione raramente ripetuta nel secolo a venire.

Tra tutte le uniformi del calcio italiano, quella del Torino è sicuramente tra le meno intaccate da esperimenti e scelte di marketing, anche in epoca recente. Nella sua storia l’alternanza è stata più tra il granata integrale e la versione con pantaloncino bianco, o ancora negli inserti di colletto e giromanica (sempre bianco o granata). Disseminate nei decenni poi piccole particolarità, come il simbolo FIAT del 1944, la T dello sponsor Talmone (quando ancora non era ufficialmente consentita la partnership commerciale invasiva) nel 1958 o il toro rampante nel 1975, anno dell’ultimo tricolore. Gli unici strappi alla regola con lo sviluppo della tecnologia tessile che ha spesso portato in primo piano, con esordio nel 2016, il toro stilizzato in chiaroscuro sullo sfondo del corpo delle varie divise.

Per quanto concerne la maglia da trasferta, questa è sempre stata bianca con inserti granata. Apprezzata e ripetuta nel tempo è stata la scelta della banda trasversale, originata dal legame che unisce il Torino al River Plate rafforzatosi dopo la tragedia di Superga. Più varietà e libertà per le terze maglie, il cui esordio è avvenuto con il total orange del 1995. Poi si è optato per lo più sul nero o sull’azzurro sfondo dello stemma cittadino. Particolari le scelte dell’arancio-nero 2007, in omaggio ai fondatori della Torinese, il verde per ricordare la Chapecoense o l’oro della positiva stagione 2017/18.

E andiamo al presente: la Joma ha optato per un mix di tradizione e novità, scegliendo per la prima maglia il granata totale privo di inserto alcuno, fatta eccezione per il toro rampante sullo sfondo. Scelta ripetuta ma in negativo per l’away kit, bianco con inserti granata. E’ invece nero-granata per la terza maglia, i cui vari inserti sono giallo fluo.

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