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La B e le sue maglie – Entella, l’albiceleste per omaggiare la “seconda patria” Argentina

Quattordicesima puntata della nostra rubrica dedicata, tra storia e presente, all’emblema per eccellenza di ogni club del campionato cadetto: la maglia da gioco. Oggi tocca alla Virtus Entella.

Il nostro viaggio cromatico ed iconico nelle maglie della Serie B prosegue con la prossima avversaria del Lecce, la Virtus Entella. Il club ligure vanta una particolare dicotomia di soprannomi (biancocelesti e Diavoli Neri) nata proprio dal susseguirsi, nel suo passato e a seconda delle contingenze particolari, di diverse tinte adottate per la divisa casalinga. Questi sono il biancoceleste da una parte ed il nero dall’altra, protagonisti di una storia che merita di essere raccontata.

colori sociali all’epoca della nascita dell’Entella FBC, nel 1914, erano proprio gli attuali bianco e celeste. Questo perché il capitano e fondatore del club, Enrico Sannazzari, era un cittadino chiavarese appena tornato dopo l’emigrazione in Argentina. Caratteristica che, tra l’altro, lo accomunava a tanti suoi concittadini. Per omaggiare quella che molti sulle rive del Fiume Entella (altro collegamento con il Rio de La Plata che dà nome al Rivel Plate di Baires) ritenevano una seconda patria, si optò per la maglia della nazionale albiceleste.

Gli albori della società videro quindi l’utilizzo della divisa a righe verticali biancocelesti con calzoncini e calzettoni neri. L’unica differenza rispetto al completo dell’Argentina consisteva in una picca nera presente sul petto. Si andò così avanti fino al 1920, quando giunse la drastica decisione di virare a tutta sul nero. Il motivo? Semplicemente pratico. Il biancoceleste presente su magliette di scarsa qualità, com’era uso comune in quell’epoca, stingeva troppo facilmente, ed il club ponentino decise di adottare un’opzione cromatica opposta con un total black che di certo non avrebbe dato simili problemi. Il biancoceleste rimase solo per uno scudo sul petto e, a partire dal secondo dopoguerra, per la divisa da trasferta. Così, per oltre 40 anni, i calciatori dell’Entella saranno noti con il nome di Neroscudati o Diavoli Neri.

Il ritorno definitivo (salvo l’esperimento del 2002 in verde per onorare uno dei due colori dello stemma comunale) agli attuali colori avverrà nel 1961. Torneranno il biancoceleste, dunque, ma per la livrea attuale bisognerà attendere il 2003. Per quasi mezzo secolo infatti si vedranno maglie interamente bianche (1969), tutte celesti (anni settanta), a righe orizzontali (1981) ma anche half&half, a riquadri e persino a scacchi. Il nero rimarrà invece utilizzato come maglia da trasferta, alternato talvolta al rosso con bordi biancocelesti.

E andiamo al presente: l’attuale divisa della Virtus Entella rispecchia appieno la tradizione argentina. L’Adidas, nemmeno a farla apposta stesso sponsor tecnico dell’Albiceleste, ha fornito un home kit a righe medio-larghe biancocelesti quasi identico a quello della Nazionale bi-campione del Mondo. Le differenze stanno quasi solo nelle maniche interamente celesti e nell’utilizzo di pantaloncini bianchi. Come maglia da trasferta è stata confermata quella della passata stagione, visto il gran successo: divisa interamente nera e irregolarmente pixelata di biancoceleste. Gran novità per la terza: tutta grigia con, ai fianchi, la bandiera dell’Argentina sfumata a suggellare un legame intercontinentale.

QUI la puntata dedicata al Pordenone.

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QUI la puntata dedicata al Cosenza.

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Antonello
Antonello
3 anni fa

Una rubrica stupenda. Bravissimi!

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